L'approfondimento economico

Fino a 20 anni io ho vissuto in via Mitelli, tanti anni fa, e lì ho conosciuto calorosi e colorati mestieri che non posso dimenticare

Le Arti per Via

Dottore commercialista - Docente di Economia aziendale

Di Piero Cenerini
pierocenerini@outlook.it

Ogni periodo storico ha i mestieri che gli scienziati e i tecnici hanno consentito di praticare. Nessun articolo da me pubblicato può essere più autobiografico di questo, perché fino a 20 anni io ho vissuto in via Mitelli, tanti anni fa, e lì ho conosciuto calorosi e colorati mestieri che non posso dimenticare. Ricordo mentre studiavo le urla degli artigiani e dei venditori: “Stagnino, stagna padelle, pentole rotte… lo stagnino!”. L’ortolano urlava come un ossesso a voce altissima: “Donne arriva l’orto…” e giù i vari ortaggi e frutti di stagione.

Un vecchietto che trascinava un carrettino ricordava alle massaie: “aven cuton agoc totomatic alac sciallie neri” (vendeva cotoni, aghi, automatici, cordonetti per scarpe, addirittura di due colori, gialli e neri).

Ricordo a Napoli di aver udito la prima lezione di diritto fallimentare: da una bancarella un veditore gridava incessantemente: Bancarotta, bancarotta, bancarotta, bancarotta, bancarotta”, il che voleva significare che i suoi prezzi erano bassissimi perché aveva comprato a 100 ed ora vendeva a 50 per poi scappare con l’incasso dopo avere favorito in questo modo i suoi compratori (per notizia si tratta di bancarotta fraudolenta).

Non voglio pensare male: è possibile che si sia trattato di un modo per dimostrare l’esiguità del prezzo di vendita! Giuseppe Maria Mitelli più che un pittore era un incisore (l’incisione è l’arte di disegnare sopra una superficie dura, scavandola con lo scopo, fra l’altro, di essere riprodotta su carta in molteplici copie mediante la stampa).

“Le arti per via” è il titolo di un gustosissimo libretto curato da Marco Poli per conto della Fondazione del Monte nell’ambito dei propri programmi culturali. La pubblicazione è divisa in due parti: nella prima si parla dei vecchi mestieri, nelal seconda si riproducono 40 incisioni del Mitelli a cui sono accostate opere di Annibale Carracci che viene considerato suo precursore e ispiratore.

Prima di addentrarmi nella scelta delle incisioni, scelta difficile perché sono tutte belle e non posso ovviamente stamparle tutte, voglio parlare del modo di lavorare che avevano gli artigiani di una volta. Elenchiamo alcuni mestieri, senza sede fissa, che prendono meno posto della incisione: il seggiolaio che impagliava le sedie, il ciabattino, gli scrivani, il conzatetti, carrettieri, spazzacamini, stagnini, arrotini, cardatori di lana, ombrellai, ramai, cantastorie con musica e zirudele, fotografi, giostrai, ammaestratori di animali, acrobati, contorsionisti, donne con la barba.

C’era il gusto della “aggiustatura”.

Tutti gli anni quando “disfo” l’albero di Natale e il Presepe, depongo con ogni cura i fili delle luci, ma l’anno dopo, che rabbia, più di una, quasi sempre non funziona. Io conosco un elettricista che non scossa la testa e non fa il gesto o di buttare i fili rotti nel cestino. Si mette a parlare con me del più e del meno, di politica e di tasse, sorridente, gentile. Le luci funzionano! Ed io contento per riconoscenza compro delle pile, delle spine triple, che vengono provate ad una ad una: in casa ne ho da vendere! Contento anche di avere risolto lo smaltimento: indifferenziato o materiale elettrico?

Marco Poli ricorda ancora.

Ognuno urlava per attirare l’attenzione sul prodotto, ognuno aveva il proprio grido, la propria intonazione per farsi riconoscere come una sorta di codice merceologico, una segnaletica verbale e quasi musicale. Spesso avevano soprannomi che diventavano indimenticabili.

Ricordo gli odori.

Quando con mio padre andavo da via Mitelli in piazza Maggiore potevo anche chiudere gli occhi e sapevo dove mi trovavo.

All’angolo della strada c’era Giancarlo che vendeva della mortadella dal gusto indimenticabile, più avanti Lipparini mi faceva sentire l’odore del pane, fuori dalla plastica, l’odore di olio lubrificante usciva dai negozi di due riparatori di biciclette, al cinema Minerva una nonna vendeva le mistocchine. In piazza Maggiore un fotografo che ha lavorato per tanti anni con buon gusto faceva – e senza insistere – delle fotografie. Se non ci fosse stato lui l’immagine della mia infanzia sarebbe stata perduta.

Nostalgia?

Sì, molta, ma anche tante idee per il futuro, idee semplici da concretizzare. Pensiamo alla ruota inventata 3500 anni avanti Cristo. Ci volevano tanti anni a mettere due rotelline sotto a una valigia ed inventare il trolley!

Più avanti allego l’immagine dell’arrotino che muoveva con un piede la mola con la quale arrotava i coltelli. Poi uno ha pensato di fare muovere la mola con lo stesso motore a scoppio dell’Ape car della Piaggio. Un giorno ho visto un gruppo di tedeschi che fotografavano un Ape car della Piaggio con sopra la mola. Chissà, forse in Germania questa idea ancora non l’hanno avuta!

Chi non guarda al passato non sa pensare e programmare il futuro: sono quelli che non leggono, non studiano, che portano ancora la merce con un carrettino trascinato da un asino, mentre nel frattempo Enzo Ferrari ha creato la Ferrari.

Pensiamo agli artigiani della meccanica bolognese, guardiamo le macchine impacchettatrici e prendiamo atto con quale velocità e precisione incartano le caramelle.

E dai giovani ci aspettiamo che la smettano di giocarsi dei soldi con il telefonino e si mettano a creare start up per migliorare ancora la vita di tutti.

Giuseppe Maria Mitelli ha fatto 600 incisioni che rappresentano un grande documento storico, molte delle quali sono custodite in una collezione privata.

Immagine dell'arrotino tratta da "Le Arti per via" di Giuseppe Maria Mitelli
Immagine dell'arrotino tratta da "Le Arti per via" di Giuseppe Maria Mitelli